Cooperazione Weekend

Ah, ah abbronzatissima!

Abbronzarsi a tutti i costi: perché amiamo arrostirci al sole, anche se tutti sappiamo quanto può essere ­dannoso per la salute?

«Come sei pallida. Non stai bene?» Per chi ha la pelle chiara l’estate può essere una seccatura: le scottature sono sempre in agguato e in più bisogna giustificarsi per il fatto di non essere abbronzati. Ma perché? In Asia, per esempio, la pelle chiara è apprezzatissima e anche dalle nostre parti il pallore aristocratico è stato per secoli simbolo di bellezza. Nel ­medioevo solo la plebe si abbronzava. Avere la pelle bianca era un privilegio riservato a chi non doveva lavorare sotto la stecca del sole. Le cose sono cambiate agli inizi del XX secolo, sotto l’impulso dell’industrializzazione, quando i ricchi si concedevano le villeggiature estive per sfuggire alla calura soffocante della città, mentre gli operai sgobbavano nelle fabbriche senza ­quasi vedere un raggio di luce naturale. L’abbronzatura era una sorta di souvenir delle ferie. Al più tardi dagli anni Ottanta la pratica di abbronzarsi si è diffusa in tutti i ceti sociali, insieme al gusto per la spiaggia, all’estetica dei fisici atletici e alla moda degli autoabbronzanti.

Protezione stilosa

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Cappello di paglia, fr. 29.95, da Coop City.

Da quando si è dimostrato che l’esposizione frequente e intensa al sole è correlata con i melanomi cutanei, un numero crescente di persone ha cominciato a rimettere in discussione questa abitudine. Inoltre, i raggi UV fanno invecchiare precocemente la pelle. Molti continuano a farlo, anche per rispecchiare il canone di bellezza corrente. Alcune idee invalse sono dure a morire: abbronzatura uguale ­salute, pallore uguale malattia. Poi, siccome è comprovato che corrispondere all’ideale di bellezza comporta una serie di vantaggi, spesso si preferisce ignorare i rischi. Non è assurdo? E invece dovremmo avere cura della nostra pelle, poco importa il suo colore naturale.

In your face!

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Scegliere il protettore solare giusto

La crema solare dovrebbe accompagnarci durante tutta l’estate. Più hai la pelle chiara, più alto deve essere il fattore di protezione solare (FPS). L’epidermide si protegge da sola per un tempo che varia da persona a persona. Nel caso di pelli chiare, sono circa 10-20 minuti. La ­crema permette di prolungare l’effetto del fattore indicato. Quindi, applicandone una con un FPS 30, una persona molto pallida può rimanere esposta al sole per circa 300 minuti. Questo non significa che non devi più preoccuparti di nulla: se sudi o fai il bagno, la protezione può ­ridursi. È inoltre importante applicare una quantità ­sufficiente di protettore. La regola generale è: l’equivalente di tre cucchiai per il corpo e di un cucchiaino per il viso. L’applicazione va ripetuta ogni tot. Solo così eviti il rischio di bruciarti.

Meglio all’ombra

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Per una protezione supplementare

Nonostante la crema, non dovresti esporti al sole come se niente fosse. Nessun protettore blocca la totalità dei raggi UV. Tra l’altro, è per questo motivo che la pelle ­riesce a sintetizzare la vitamina D anche quando usiamo la crema solare. La miglior protezione di tutte è data da un abbigliamento adatto e dall’ombra. Specialmente tra le 11 e le 15, quando l’irraggiamento è più intenso, dovresti evitare di stare sotto il sole diretto. I tessuti a maglia fine, come il nylon, il poliestere e la seta, schermano al meglio i raggi solari. E non dimenticare gli occhi! Usare occhiali da sole è molto importante. Quando li compri, verifica che abbiano il simbolo CE e la dicitura di una ­protezione al 100%».

Pratico

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Cooperazione Weekend

Un'iniziativa nata dalla collaborazione di Cooperazione e 20 minuti, i due maggiori giornali della Svizzera, per lanciare un nuovo magazine di tendenza per l'inizio del fine settimana. «Cooperazione Weekend», disponibile da subito all'interno di 20 minuti, esce tutti i venerdì in tre lingue.