Cooperazione Weekend

A ogni donna la sua gonna

Ti presentiamo le tendenze più iconiche in fatto di gonne e ti spieghiamo perché le minigonne farebbero bene all’economia.

A parte poche eccezioni, le gonne oggi sono cose da donne. Ma non è sempre stato così: nell’Antico Egitto, erano soprattutto gli uomini a gradire l’arioso indumento. I pezzi di stoffa che si avvolgevano attorno ai fianchi si chiamavano shendit, una via di mezzo tra un gonnellino e una gonna a portafoglio. ­Anche nel Medioevo a indossare gonne di taglio largo erano soprattutto gli uomini. Addirittura l’equipaggiamento dei cavalieri prevedeva una gonna corta in metallo. Nel tempo, le gonne maschili divennero sempre più corte. Non solo per mettere in bella ­mostra la calzamaglia e i muscoli dei polpacci, ma anche per motivi pratici. A cavallo, una gonna lunga era fastidiosa. Perciò, nel Barocco le gonne per gli uomini cedettero lentamente il posto ai pantaloni. E le donne? Le signore hanno portato abiti lunghi fino alla fine degli anni 1890, quando furono in grado di adottare uno stile di vita più attivo. Tuttavia, come pezzo sotto non scelsero i pantaloni, bensì la gonna, sviluppatasi in seguito in un fenomeno di moda, purtroppo non sempre pratico. Diamo un’occhiata alle tendenze più importanti.

A pois: Gambaletti Dots di Nulu, fr. 4.95, da Coop City.
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Pelle vellutata: Lozione per il corpo menta e bambù di Naturaline, fr. 6.95 / 180 ml, nei supermercati Coop selezionati e da Coop City.
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Veloce, preciso e smart: Depilatore Silk-épil 9 9/870 SensoSmart di Braun, fr. 129.–, da Coop City.
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Gonna a pieghe

Le gonne a pieghe erano diffuse già nell’Antico Egitto. La versione più famosa è comunque il kilt. Una curiosità: la gonna scozzese è stata inventata da un inglese! All’inizio del XVIII secolo, Thomas Rawlinson impiegava scozzesi nella sua fabbrica. Quando si accorse che il costume che indossavano, un pezzo di stoffa avvolto attorno al corpo detto ­belted plaid, era scomodo, creò una variante adatta al lavoro. Invece di avvolgere il tessuto, cucì le pieghe. Un’altra classica gonna a pieghe è la gonna plissettata, con pieghe integrate. Nel XIX secolo era popolare tra le contadine: pratica sì, ma puritana. Soltanto negli anni ‘70 i designer come Roy Halston reinventarono la gonna plissettata. Dei suoi fan faceva parte anche ­Patricia Field, la stilista di «Sex and the City».

Gonna a matita

Nel XIX secolo salì alla ribalta la cosiddetta hobble skirt, una gonna lunga fino alle caviglie e strettissima il cui nome era già di per sé un programma: “hobble”, in inglese, significa zoppicare o camminare con difficoltà. Questa sua caratteristica impedì forse alle seguaci della moda di camminare, ma non di comprarla. In particolare, i modelli ideati dallo stilista francese Paul Poiret si vendevano come panini. Col tempo questa gonna perse lustro. Solo negli anni ‘50 lo stilista di moda francese Christian Dior rilanciò il modello. La forma della sua gonna a matita, detta anche pencil skirt, era simile a quella della sua precorritrice, ma arrivava al massimo ai polpacci. Alle donne piacque e non solo perché riuscivano a camminare meglio!

Gonna a ruota

La gonna a ruota, modellata e cucita partendo da un pezzo di stoffa a forma di cerchio, ha vissuto il massimo del suo splendore ­negli anni ‘50. Proprio nel periodo in cui Christian Dior rivoluzionava la moda con il suo “new look”. Mentre negli anni della guerra le gonne venivano confezionate con minor stoffa possibile a causa delle razionalizzazioni, per la sua collezione del 1947 Dior utilizzò volutamente molta stoffa. Creò tra l’altro gonne larghe, indossate con petticoat come sottogonna per renderle ancora più voluminose. E quando Audrey Hepburn abbinò una gonna a ruota a una semplice camicetta nel film «Vacanze romane», tutte le donne ne vollero avere una. Il fatto che si potesse ballare bene il rock ‘n’ roll indossandola, la rese ancor più popolare.

Minigonna

Nel 1962, la stilista britannica Mary Quant presentò un indumento che diventò un simbolo dell’emancipazione della donna dell’epoca. L’idea di base era pragmatica: voleva infatti che le donne potessero correre a prendere il bus senza impedimenti. Per cui fece quello che all’epoca facevano comunque molte altre giovani donne: accorciò le vecchie gonne. E chiamò il modello come la sua automobile preferita, la “Mini”. È pur vero che la lunghezza delle gonne era già scivolata oltre il ginocchio negli anni ‘20, ma questa tendenza confluì nel mainstream soltanto negli anni ‘60. I conservatori scandalizzati cercarono di vietare la gonna disinibita, senza riuscirci. La minigonna è rimasta fino ad oggi il pezzo di stoffa più rivoluzionario della storia.

Sapevi che...

Nel 1926, l’economista americano George W. Taylor pubblicò la sua teoria sull’indice dell’orlo (nota come Hemline Index). Secondo questa teoria, quanto migliore è l’andamento dell’economia, tanto più corte sono le gonne. Un fondo di verità c’è: durante la crisi economica mondiale degli anni ‘20, l’orlo smise di accorciarsi, mentre gli anni ‘60 non portarono solo il rilancio dell’economia, ma anche la minigonna.

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Un'iniziativa nata dalla collaborazione di Cooperazione e 20 minuti, i due maggiori giornali della Svizzera, per lanciare un nuovo magazine di tendenza per l'inizio del fine settimana. «Cooperazione Weekend», disponibile da subito all'interno di 20 minuti, esce tutti i venerdì in tre lingue.