Curiosità
Son Goku di Dragon Ball è stato scelto quale ambasciatore dei Giochi Olimpici di Tokyo del 2020. In compagnia di Sailor Moon, Shin-Chan, Astro Boy, Naruto e Monkey D. Luffy.
Molti sono cresciuti a pane e cartoni animati giapponesi: Sailor Moon, Holly e Benji, Ken il guerriero, Mila e Shiro, Dragon Ball, sono tutti titoli che risulteranno noti ai più. Tuttavia non è noto a tutti che quei cartoni, in realtà, si chiamano anime e che hanno uno strettissimo legame con i fumetti giapponesi manga. Perché spesso dai manga di successo vengono tratte le serie animate (anime), o viceversa. E se questi spopolano, allora anche un film non si farà attendere. Il termine manga letteralmente vuol dire “immagini derisorie” e veniva usato per descrivere illustrazioni umoristiche. È un fenomeno culturale dalle origini antiche che tra gli anni ’80 e ’90 ha completamente invaso il resto del mondo. Affermandosi per la particolarità della grafica – come gli occhioni enormi dei personaggi o le acconciature fantasiose – nonché per lo stile di narrazione molto attento all’espressività e ai dialoghi interiori dei personaggi. Il mangaka è il creatore del manga e può riferirsi sia allo scrittore sia all’illustratore dell’opera. In genere la copertina è colorata ma le vignette all’interno sono rigorosamente in bianco e nero, un fatto di praticità e di costo. Inoltre, i libri orientali si leggono da destra verso sinistra, dall’alto verso il basso, iniziando da quella che per noi è l’ultima pagina. La parola anime è l’abbreviazione del termine animēshon, che in giapponese è la traslitterazione dell’inglese animation e indica i prodotti d’animazione, nipponici e non. Tuttavia, nel nostro uso comune si riferisce alle animazioni giapponesi. Gli anime non sono solo una forma di intrattenimento, ma una realtà radicata nella cultura e nella quotidianità di tutti i giapponesi.
Sia i manga sia gli anime si riferiscono a una categoria socio-demografica ben precisa: ci sono quelli destinati ai bambini, ai giovani, alle donne, agli impiegati, alle casalinghe, ai pensionati. Esistono molti generi e sottogeneri. E i principali:
Shonen significa ragazzo e il suo target sono gli adolescenti (12-18 anni). L’elemento preponderante è l’azione e l’avventura, spesso e volentieri inserita in un contesto di fantasia, mistero o sportivo. Il tema amoroso è assente o viene messo in secondo piano. In genere il protagonista è il tipico ragazzo sfigato o addirittura un vero e proprio reietto della società. Affiancato dai suoi fedelissimi amici, s’incammina in viaggio per diventare più forte, un eroe o semplicemente trovare il proprio posto nel mondo. Un sottogenere è il battle shonen, che ha come tema principale le battaglie, le botte e le mazzate.
Dragon Ball, Naruto, One Piece, Death Note, Ken il Guerriero, Holly e Benji, Haikyuu, L’uomo Tigre, I Cavalieri dello zodiaco, My Hero Academia, Detective Conan, Demon Slayer, L’attacco dei giganti
Son Goku di Dragon Ball è stato scelto quale ambasciatore dei Giochi Olimpici di Tokyo del 2020. In compagnia di Sailor Moon, Shin-Chan, Astro Boy, Naruto e Monkey D. Luffy.
Shojo significa ragazza ed è il corrispettivo femminile di shonen. Qui predomina la dimensione romantica, sentimentale e psicologica. Il contesto è molto spesso quello della vita quotidiana, scolastico o fantastico, il primo amore, l’amicizia, gli ideali, ecc. Di norma le protagoniste sono ragazze timide, impacciate e combinaguai. Ma ci sono anche le eroine della giustizia o delle super sportive. Un sottogenere è il majokko, incentrato sulle maghette o fanciulle dotate di poteri sovrannaturali o magici.
Kiss me Licia, Lady Oscar, Candy Candy, Sailor Moon, Lamù, Georgie, Mimi e la pallavolo, Mila e Shiro, Cardcaptor Sakura, From me to you, Banana Fish, Bloom into you
Il 1° gennaio 1963 è stato messo in onda in bianco e nero il primo esempio di anime con le tipiche caratteristiche nipponiche della storia, realizzato da Osamu Tezuka: «Astro Boy».
Kodomo significa bambino e le opere sono pensate per una fascia di età sotto i 10 anni. Contengono trame molto semplici e innocenti, con un disegno chiaro e pulito. Il fatto che abbiano questo target non implica che siano prodotti inferiori, anzi, basti pensare a Doraemon che ancora oggi riesce ad incantare il pubblico. Le storie continuano nel tempo, i personaggi crescono, maturano e affrontano nuove sfide. Di conseguenza queste serie kodomo si evolvono e saltano di categoria, entrando a far parte degli shonen o degli shojo. L’unico sottogenere è l’aniparo (anime parody) che propone versioni infantili e comici delle altre opere.
Doraemon, Memole, Astroboy, Pokémon, Beyblade, Digimon, Carletto il Principe dei Mostri, Guru guru, Hamtaro, Keroro, Shin-Chan
«La città incantata» di Hayao Miyazaki, è stato il primo anime ad aver vinto l’oscar come miglior film d’animazione nel 2003.
Seinen significa giovane uomo, quindi non ancora pienamente adulto ma abbastanza maturo per contenuti più complessi. Le tematiche svariano dalla psicologia alla politica, dall’economia al gioco d’azzardo. Ma anche temi scomodi all’interno della società, come la solitudine, la depressione e le ingiustizie di ogni giorno. Un sottogenere è il gekiga che raccontano storie drammatiche.
Berserk, Psycho Pass, Akira, Future Diary, Golgo 13, Monster, One-Punch Man, Ghost in the Shell, Vinland Saga, Tokyo Ghoul, Kiseiju, Hellsing, Cowboy Bebop, Buonanotte Punpun
Pokémon nasce nel 1996 come videogioco e diventa un successo mondiale. Da allora spopola con i numerosi videogiochi, carte, libri, anime, film, gadget e non solo. La sua nascita deriva dalla passione nel collezionare insetti del suo creatore Satoshi Tajiri.
Josei significa giovane donna è la versione più “matura” di shojo e l’equivalente di seinen al femminile. L’amore di scuola o l’elemento fantastico lascia spazio ai problemi della quotidianità reale: lavoro, carriera, marito, famiglia e figli. Il realismo e la vita di tutti i giorni sono l’argomento base. Un sottogenere è il romakome: la classica commedia romantica spesso ambientata in università o sul posto di lavoro.
Honey and Clover, Paradise Kiss, Kimi wa petto, Cocohana, Honey Bitter, Nana, Occhi di gatto, Chihayafuru
Ecchi significa pervertito (dice tutto), contiene elementi erotici abbastanza leggeri, ci sono solo una valanga di allusioni sessuali senza mai mostrare nulla di concreto. Adesso ci addentriamo in un campo abbastanza controverso: il hentai. Che letteralmente significa “stranamente pervertito”, quindi sono prima di tutto anime 18+, dove ci sono scene sessuali esplicite ed eterosessuali tra i personaggi. Trattano tematiche palesemente erotiche e la censura non è affatto un’opzione.
High School DxD, Trinity Seven, To Love-Ru, Prison School, Maken-ki, Queen’s blade
Yaoi: mostra scene esplicite di intimità fra i protagonisti maschili. Non a caso il nome di questo genere deriva dalla frase: «Yamete Oshiri Ga Itai», ovvero «fermati, mi fa male il sedere!». Yuri: L’equivalente femminile dello yaoi. Grazie a diverse community molto attive sui social media, il mercato di queste due categorie è molto florido...
Kizuna, Hen, Afterschool Nightmare, Kashimashi, Love my life, Loveless, Yuru Yuri, Blue Drop, Qualia under the snow, Beast Boys
Un'iniziativa nata dalla collaborazione di Cooperazione e 20 minuti, i due maggiori giornali della Svizzera, per lanciare un nuovo magazine di tendenza per l'inizio del fine settimana. «Cooperazione Weekend», disponibile da subito all'interno di 20 minuti, esce tutti i venerdì in tre lingue.