Oggi le fiabe si raccontano ai bambini. Ma non è sempre stato così. Fino al XVIII secolo erano racconti orali destinati soprattutto a un pubblico adulto. Assassini e brutalità erano all’ordine del giorno. Le cose sono cambiate con i fratelli Grimm, almeno per le fiabe tedesche. Jacob e Wilhelm Grimm cominciarono a raccogliere storie popolari che venivano raccontate oralmente. Nella trascrizione omisero però le parti più violente e i contenuti erotici, rendendo i testi adatti all’infanzia. La raccolta intitolata «Fiabe del focolare» contiene ben 200 fiabe, fra cui alcuni grandi classici come «Biancaneve» e «Raperonzolo». Dal 2005 il libro è Patrimonio mondiale dell’Unesco.
Ma che cos’è esattamente una fiaba? Si tratta di storie inventate, piene di fantasia e che non sono ambientate in nessun periodo storico o luogo ben determinato. Elementi magici e animali che parlano fanno parte della realtà del mondo delle fiabe e in quel mondo sono assolutamente normali. Inoltre, molte fiabe hanno la vocazione di trasmettere una morale. A tale scopo svolgono un ruolo centrale i personaggi, che sono sempre o buoni o malvagi: non esiste una via di mezzo. Per questo sono stereotipati e hanno caratteristiche ricorrenti, che si ripetono cioè da un racconto all’altro. Ti presentiamo alcune figure tra le più comuni nelle fiabe.
Il protagonista maschile di molte fiabe è il cosiddetto principe azzurro. È l’eroe buono e spesso salva una principessa in pericolo. Ma non deve per forza essere un nobile: può anche trattarsi di un bel giovanotto di buona famiglia. L’importante è che sia virtuoso e coraggioso. Viene mandato lontano da casa dal padre affinché metta alla prova il suo valore, liberando, ad esempio, la bella addormentata dal suo incantesimo.
Le streghe sono personaggi femminili dotati di poteri magici. Di solito sono le antagoniste del o della protagonista della fiaba. Le origini delle credenze sulle streghe in Europa risalgono al cristianesimo. La strega è alleata del diavolo e attraverso le sue arti magiche fa un sacco di danni. Nelle fiabe le streghe hanno un aspetto ripugnante: sono vecchie, hanno la gobba e un naso enorme. Spesso sono accompagnate da animali particolari, come corvi, gatti o rospi.
È la protagonista femminile. È bella e delicata, caratteristiche sottolineate in modo poetico nelle fiabe. Secondo lo stereotipo, le principesse solitamente sono passive e aspettano di essere salvate dal principe. Esistono tuttavia alcune fiabe in cui è la principessa a salvare il protagonista maschile come, per esempio, nel «Principe ranocchio» o in «Fratellino e sorellina».
La matrigna assomiglia molto alla strega ed è una delle più frequenti figure malvagie delle fiabe. Ma perché è sempre così antipatica? C’è da dire che all’epoca in cui nacque la maggior parte delle fiabe non c’era ancora molta tolleranza nei confronti delle famiglie patchwork. Era difficile che una seconda famiglia fosse particolarmente amorevole, in particolare con le donne. Se la mamma biologica era buona e premurosa, alla matrigna non restava invece che occupare il ruolo di cattiva.
Incredibile ma vero: benché quello delle fiabe sia un mondo molto maschilista, le figure malvagie non sono tutte femminili! Il gigante è il classico antagonista maschile. Ha fattezze quasi umane, ma rispetto all’eroe cortese è un vero buzzurro. Anche i giganti provengono dai miti antichi. Nella mitologia norrena, per esempio, esistono sin dalla notte dei tempi: ostili agli uomini come agli dei, distruggono spesso e volentieri le loro opere. Nelle fiabe si comportano in modo analogo.
Nelle fiabe è normalissimo: le colombe rivelano chi ha detto una bugia e i ranocchi chiedono di essere baciati. Gli animali sono spesso personaggi posti sullo stesso piano di quelli umani e quindi sanno parlare. Non di rado avvengono anche trasformazioni da umano ad animale o viceversa. Ci sono poi gli animali mitologici, come gli unicorni e i draghi.
Questa creatura soprannaturale femminile è il corrispettivo buono della strega o della matrigna. Le fate aiutano favorendo il destino dei protagonisti. I ricercatori fanno risalire la loro origine alla mitologia. Le tre Moire della mitologia greca, per esempio, erano divinità che decidevano il destino da assegnare a ogni persona. Nelle fiabe le fate sono rappresentate come figure graziose, amiche della natura oppure caratterizzate da tratti materni.
Lo gnomo è un essere ambivalente: può fare del bene ma anche del male. In fin dei conti, quindi, una zona grigia esiste. Nelle fiabe la figura pagana del nano laborioso sempre pronto ad aiutare, come nella storia di Biancaneve, si confonde con quella medievale-cristiana di una creatura malvagia, il cosiddetto “changeling”, che il diavolo scambia con un neonato umano. Lo scambio del bambino si riconosce a causa di una certa deformità. Da qui nascono i nani delle fiabe, spesso subdoli e avidi.
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