Testo: Yaël Jakob / Design: Dieter Stocker
Scendere da un pendio innevato su un paio di assi traballanti, con una gonna di lana e un maglione? Fa strano, ma all’inizio del secolo scorso era così. Lo sci era uno sport agli esordi e così anche la moda per chi andava a sciare. Solo intorno al 1900 l’idea di spostarsi sulla neve in questo modo si diffuse dall’Europa settentrionale al resto del continente. La parola «sci» deriva dal norvegese e significa «scheggia». Anche il tipico motivo a zigzag dei maglioni di lana viene chiamato «motivo norvegese». In ogni caso i primi pullover da sci pizzicavano, questo è sicuro. Gli indumenti usati erano infatti sempre di lana grezza, pelliccia o cuoio, per cui bisognava vestirsi a cipolla, indossando qualcosa di più comodo sotto. Questo anche per non ritrovarsi inzuppati già dopo la prima discesa, dato che i materiali non erano impermeabili. Si usava anche indossare casacche di lana sopra i maglioni, guanti a manopola di pelliccia, scaldamuscoli di maglia e stivali di pelle.
Fino alla Seconda guerra mondiale, in Europa ci fu un vero boom dello sci, con skilift e piste che spuntavano ovunque. Nel 1936, lo sci alpino divenne una specialità olimpica e cambiò anche l’abbigliamento, dato che a nessuno piace gareggiare con indosso una pelliccia umida e pesante. Jeanne Lanvin, pioniera della moda francese, fu una delle prime persone a inventare un indumento speciale per sciare. Con l’idea di abbinare funzionalità ed eleganza, creò i primi pantaloni da sci, stretti in vita ma ampi a livello delle ginocchia per poterli indossare sopra alle calze di lana e godere di una sufficiente libertà di movimento. Questo capo divertente divenne noto come knickerbocker e fece furore. Benché fossero dei pantaloni, venivano indossati sia dagli uomini che dalle donne. Si può quindi affermare che la moda dello sci ha contribuito all’emancipazione femminile, dato che, al di fuori dell’ambito sportivo, il fatto che le donne portassero i pantaloni divenne socialmente accettabile solo negli anni ‘60.
Dopo una pausa forzata a causa della guerra, negli anni ‘50 lo sci divenne un’attività di svago invernale a tutti gli effetti. In parallelo crebbe naturalmente anche il mercato dell’abbigliamento sportivo. Bisognava essere alla moda non solo sulle piste, ma anche a cena. Presentarsi in tenuta da sci al bar dell’albergo denotava stile. In poco tempo, ai margini delle piste aprirono innumerevoli hotel e ristoranti alpini: iniziò così l’epoca del moderno turismo invernale. Anche la fabbricazione degli indumenti per lo sci si modernizzò. Furono introdotte le fibre sintetiche e con questi nuovi tessuti gli indumenti sportivi divennero sempre più attillati, fino a raggiungere i tagli strettissimi degli anni ‘60. Ma la tecnologia non era ancora davvero all’altezza, per cui di solito o si sudava o si moriva di freddo. In compenso, i colori divennero sempre più variati, con una grande diffusione di motivi a righe o a quadretti. Cominciarono inoltre a diffondersi i primi accessori, come occhiali da sci e borsette.
Con l’inizio degli anni ‘70, l’euforia dello sci era diventata inarrestabile. Se verso il 1950 c’erano circa 5 milioni di persone che lo praticavano, nel 1975 lo sport aveva conquistato 35 milioni di appassionati. Non erano più solo gli atleti professionisti a voler sciare più in alto, più veloce e con una miglior tecnica: le scuole di sci spuntarono ovunque come funghi. Evidentemente, anche i fabbricanti di attrezzatura e moda per lo sci vollero tenere il passo. A metà degli anni ‘70 ci fu la grande rivoluzione del materiale tecnico Gore-Tex, al contempo impermeabile e traspirante. Un altro utile tessuto sviluppato in questo periodo è il pile. Non era più necessario indossare mille strati a cipolla e, nonostante ciò, finire la sciata con i pantaloni inzuppati. Ma ancora più importante per la moda a cavallo tra gli anni ‘70 e ‘80 fu l’esplosione di colori! Non c’era più limite alla creatività e alla varietà: ci si sbizzarriva con le idee più fuori di testa.
Quando si impone una tendenza, a un certo punto arriva una controtendenza. Se negli anni ‘80 si cercava di ottimizzare l’abbigliamento sportivo e renderlo il più aderente possibile, con l’arrivo degli anni ‘90 si è voltato pagina. La nuova disciplina dello snowboard ha conquistato le piste, portando con sé un nuovo modo di vestirsi. I primi snowboard risalgono agli anni ‘70, vero, ma erano rimasti a lungo i paria delle piste da sci. L’idea di un’unica tavola attaccata ai piedi sembrava assurda. Eppure, piano piano la comunità degli snowboarder era diventata sempre più grande e sempre più ribelle contro le norme invalse dello sci. Verso il 2000, ciò si è riflettuto anche nella moda, che si è ribellata alla dittatura dell’attillato e ha imposto la tendenza baggy. Il look sovradimensionato (con larghe giacche softshell e felpe a cappuccio) e il successo del freestyle (in particolare salti e acrobazie) hanno portato un po’ di sano caos nell’eccessivo ordine del mondo sciistico. Persino l’accumulo di strati è tornato in voga, con le magliette oversize da portare sopra alla felpa.
E oggi che moda s’indossa sulla neve? Beh, un po’ di tutto: dalla tuta da sci fosforescente al cappotto rétro fatto a maglia. Di tanto in tanto torna in voga qualche tendenza vintage, che poi si mischia con il nuovo. Oggi l’abbigliamento per gli sport invernali dev’essere al contempo funzionale e stiloso, proprio come nelle intenzioni che aveva espresso già a suo tempo Jeanne Lanvin. I capi odierni sono altamente tecnologici. Devono garantire la migliore funzionalità possibile sulla neve, ma anche essere adatti per l’après-ski. Grazie ai progressi raggiunti, i tessuti si possono incollare o addirittura saldare tra loro anziché cucirli, e così le tute proteggono perfettamente dall’acqua e dal vento. In più, i materiali fanno respirare il corpo e sono leggeri: s’indossano quasi come una seconda pelle. Un’altra grande novità recente è il casco. Dall’inizio del secolo, il suo uso è raddoppiato e pochi prendono ancora il rischio di scendere dalle piste senza proteggersi a dovere. C’è però un grande svantaggio dell’abbigliamento per lo sci odierno: costa l’occhio della testa. Prima di comprarti una tuta, rifletti bene e scegline una che ti possa soddisfare per diversi anni.
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