Testo: Julia Gohl, Illustrazione: Dieter Stocker, Foto: Alamy, © Disney, Shutterstock
Che Peter Pan sia l’eterno bambino ha qualcosa di magico. Che i suoi “bambini perduti” non crescano mai ha invece una spiegazione piuttosto cupa, perlomeno nell’originale del 1902 dello scrittore scozzese J. M. Barrie: se crescono troppo Peter Pan li uccide. Non c’è quindi da stupirsi se Barrie vi aggiunse Capitan Uncino soltanto quando dal romanzo trasse un’opera di teatro. Il ragazzo che si diverte a rapire i bambini altrui dai loro letti basta e avanza per interpretare il “cattivo”.
Chi conosce la versione dei fratelli Grimm non dovrebbe trovare molte differenze tra la fiaba e il film. Ma anche i fratelli Grimm non hanno fatto altro che trascrivere varie forme di racconti preesistenti. E per una volta gli autori tedeschi non sono stati i più cruenti. Nella storia di Giambattista Basile del 1634, il clima è più violento. La principessa addormentata viene violentata da un re che passa per caso al suo castello. Rimane incinta e – sempre addormentata – dà alla luce dei gemelli. Uno dei 2 succhia il suo dito togliendo il pezzo di lino che la fa dormire tanto a lungo. La bella addormentata si risveglia e manco a dirlo s’innamora del suo stupratore; la cui moglie è talmente gelosa da voler far cucinare i gemelli per poi mangiarli. Il piano va però storto, il re fa uccidere la moglie e sposa la giovane mamma. Lieto fine? Insomma...
L’autore di romanzi horror Stephen King dichiarò che «Bambi» fu il primo film dell’orrore che vide in vita sua. Chi ha visto la scena dell’uccisione della mamma di Bambi da parte dei cacciatori, sa di cosa parliamo. Se le immagini continuano a tormentarti fino ad oggi, sappi che sei fortunata/o a non aver letto l’originale. Sì, perché nel romanzo la scena di caccia è una vera carneficina, in cui Bambi inciampa ad esempio nel coniglio sanguinante, che probabilmente ha ispirato il personaggio disneyano di Tamburino. Ciò che risulta più interessante è il fatto che il libro del 1923, dello scrittore austriaco Felix Salten, viene considerato il riflesso del trattamento degli ebrei in Europa. Più tardi il libro venne bruciato dai nazisti. Che sia stato proprio Walt Disney, spesso tacciato di antisemitismo, ad averlo ripescato per farne un film d’animazione desta non poco stupore.
Ma che romanticone questo Aladdin. Il genio della lampada gli esaudirebbe qualsiasi desiderio e invece lui vuole solo la principessa Jasmine. Nella fiaba originale della raccolta orientale «Le mille e una notte» è invece un buonannulla, che tra l’altro non ha un tappeto volante e neanche un amico, a parte la madre. E per giunta è molto avido. Non brama infatti solo la principessa ma anche ricchezza e un castello. E il cattivo? Viene avvelenato. In seguito, pugnalerà anche suo fratello, a sangue freddo. Altro che romantico.
Per una volta la Disney si è ispirata a una storia realmente accaduta: la figlia del capo indiano Amonute – soprannominata Pocahontas (giocherellona) – credeva in una coesistenza pacifica del suo popolo con i coloni. Salvò così la vita al mercenario inglese John Smith quando suo padre voleva ucciderlo. Allora aveva però solo 11 anni, quindi una storia d’amore come quella messa in scena dalla Disney non è per niente realistica. In seguito, Pocahontas venne addirittura tenuta prigioniera dagli inglesi, poi convertita, battezzata con il nome di Rebecca e data in sposa a un colone che la portò con sé in Inghilterra. Prima di poter tornare in patria Amonute morì, aveva solo 22 anni.
Nella Sirenetta della Disney la protagonista ha le sue belle difficoltà, specialmente nel rispettare le buone maniere a tavola. Tuttavia, non c’è paragone con gli ostacoli che deve superare il personaggio descritto nella «Sirenetta» di Hans Christian Andersens (1837). La sua vita in superficie è infatti segnata da dolori lancinanti. E come se non bastasse, alla fine il principe si sposa con un’altra. La Strega del Mare stringe però un patto: se Ariel riuscirà a pugnalare il benamato, potrà tornare a essere una sirena. La protagonista ovviamente non riuscirà a compiere questo gesto cruento, e alla fine si toglierà la vita.
Nella serie di racconti dell’autore italiano Carlo Collodi degli anni 1880, Pinocchio ne combina di tutti i colori e mentre una ne fa e sette ne pensa ci rimette quasi le penne. Si brucia accidentalmente i piedi e sempre per sbaglio ammazza il grillo parlante, povero grillo! Alla fine, è chiamato a pagare per tutte le malefatte e viene impiccato.
La regina non sopporta che la figliastra sia più bella di lei. Un movente perfetto per un omicidio. Nella versione dei fratelli Grimm ci prova infatti a varie riprese. Le prime 2 volte i nani riescono ancora a salvarla, ma quando mangia la mela avvelenata non c’è niente da fare. E siccome i nani la trovano troppo bella per seppellirla, adagiano il suo corpo in una bara di vetro. Così passa un principe, che vedendola, decide di portarla al suo castello. Un po’ macabro! Mentre prova a spostarla, la bara gli cade e il pezzo di mela si libera dalla gola di Biancaneve, che poco dopo si risveglia. I 2 si sposano e alle nozze si vendicano, obbligando la regina cattiva a ballare con scarpe di ferro roventi fino alla morte. Tutto ciò avrebbe potuto essere evitato se i nani avessero applicato la manovra di Heimlich…
Per Ercole – ossia l’Eracle della mitologia greca – Ade non potrebbe provare più indifferenza. Se infatti è lui a impersonare il cattivo nel film d’animazione della Disney, a tramare alle spalle del corpulento eroe nel mito originale c’è Era. La stessa che però solo nel film è sua madre. In realtà Ercole è il frutto di un’altra relazione tra suo marito Giove e una donna mortale. La cornuta Era lancia così un maleficio sul semidio che gli fa uccidere molti innocenti. Compie però anche gesta eroiche, sopravvive a guerre e attacchi, per poi finire accidentalmente ucciso dalla propria moglie.
La storia della donna che si arruola e parte per il fronte al posto del padre viene raccontata già dal V secolo. E la Disney resta abbastanza fedele all’originale. A eccezione del fatto che l’eroina è già una guerriera e si inserisce senza problemi nel corpo in cui combatte per ben 10 anni. In alcune versioni il suo rientro è felice, in altre tragico, ad esempio nel racconto in cui si toglie la vita per fuggire un destino da concubina.
Lo sai chi è il cattivo in questa fiaba? Se ci atteniamo al racconto originale del 1831 di Victor Hugo, si tratta decisamente di Febo. Nella versione disneiana Febo è il fedele compagno di Esmeralda, nel libro invece la sfrutta e pur avendone la possibilità non impedisce la sua impiccagione. Lei finisce così sulla forca. Quasimodo, che è innamorato di lei, incolpa di tutto Frollo – che nella produzione Disney è il male in persona, nel libro invece un personaggio complesso – e lo uccide. Il gobbo si corica infine nella tomba accanto a Esmeralda, aspettando la morte. Che orrore!
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