Testo: Tatiana Tissot, Illustrazione: Jihyun Lee, Foto: Stocksy
Sapevi che i profumieri non sono ancora riusciti a ricreare le note olfattive delle sue campanelle? Non c’è niente da fare, a livello olfattivo, il mughetto resta un fiore “muto”. Se distillato, il fiore perde la sua fragranza. Finora nessuna tecnica di estrazione è stata in grado di rubare alla natura le sue note soavi per poterle sfruttare in profumeria.
Da più di 150 anni i ricercatori s’ingegnano invano per ricreare il profumo sfuggente del mughetto in laboratorio. Il primo tentativo utile risale al 1905 e da allora, sono state create diverse molecole sintetiche per avvicinarsi alla fragranza floreale, un po’ acerba e annacquata del mughetto. In seguito, alcune sono state abbandonate a causa dei rischi di allergia. Dopo essere stata lanciata in forma sintetica, tra i profumieri, la nota di mughetto ha sfondato “profumatamente”. Viene utilizzata nel cuore di creazioni floreali e abbinata spesso al gelsomino, ai fiori d’arancio o di ylang-ylang.
Il profumo di mughetto ti è senz’altro familiare visto che lo si ritrova in numerose fragranze, in prodotti per l’igiene e addirittura per la pulizia. Ma perché? Semplice: il suo odore evoca la freschezza e il candore! Inoltre, è identitario di prodotti di culto come la crema Nivea o la linea White Musk del The Body Shop. Sapevi che il mughetto era il fiore preferito di Christian Dior? È sublimato nel profumo Diorissimo (1956). Dedicato alle giovani donne dell’epoca, anche il profumo vintage Anaïs Anaïs (1978) di Cacharel esalta questo fiore. Se hai un mazzolino a casa tua, ricordati che oltre ad essere molto bello, il mughetto è anche estremamente tossico. E soprattutto: non mangiarlo confondendolo con l’aglio orsino, che ha tutt’altro odore!
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